Da ragazzi definire qualcuno
un "nostalgico" era un insulto venato di presa per il culo, ed era
giusto così.
Politicamente inquadrava il
fascista tipo, neo o storico, che considerava il ventennio criminal-cialtrone
l'età d'oro della storia nazionale.
Invece a livello umano poi
chiunque da ragazzo si guardi indietro è un po' coglione: cosa devi
rimpiangere, l'infanzia?
Ma oggi, a 50 anni e passa,
ha ancora senso usare la definizione di nostalgico come una ramazza?
Soprattutto poi se detto da
un altro attempato signore?
Negli ultimi decenni si sono
affermati una serie di modelli-icone di ragionamento e affermazione personale
avvitati sul mito della virtù della giovinezza e conseguente mancanza di
memoria.
Un rimasticamento ottuso di
idee vitalistiche e new age ha messo su un piedistallo il Qui & Ora come
unico orizzonte per saggio, anzi per il trendy & cool.
Come se non importasse il
come ci si è arrivati al Qui & Ora, come se la meravilia di ogni giorno
dovesse farci rinascere con una colossale amnesia su chi effettivamente siamo.
Cogli l'attimo ha perso il
suo senso originario per significare invece: "butta via la tua storia
personale e rinfrescati alito e ascelle col novissimo che avanza".
Questo gioco al massacro
della memoria si è trasformato in un annichilimento e disconoscimernto della
propria esperienza personale e collettiva.
E così un po' tutto è
diventato "nostalgico", a partire dalle cose serie, tipo l'analisi
politica, fini ai gusti personali, tipo il rock o leggere libri cartacei.
E' certamente vero ad
esempio che la musica rock è diventata marginale nel panorama culturale, ma
cosa devo farci se ci sono cresciuto insieme?
Ascoltare rap di Quarto
Oggiaro ( o di Amburgo)?
Fingermi giovane
appassionandomi a qualche scalzacane della provincia americana che ulula come
un castrato infelice?
Mi sono formato nel tempo e
col tempo, non rinasco nuovo ogni giorno.
Quando la sbandierata
modernità contro tutte le nostalgie si definisce soprattutto nell'usare un tablet,
sempre comunque mettendo gli occhiali perché la vista si è abbassata, e peggio
di qualsiasi ragazzino per evidenti motivi di invecchiamento cerebrale.
Oppure si è moderni quando
ci si interessa di cucina, l'ultima frontiera del maschio rincoglionito?
Oppure si è assolutamente
anti-nostalgici quando si è convinti che la libertà - rivoluzione si conquisti
con un Tweet invece che con sangue & sudore & lacrime?
L'Italia invecchia, noi
invecchiamo, io invecchio, e tutte le cagate a sostegno del non sentire l'età
anagrafica ma rompere il cazzo a tutti con "dentro mi sento un
leone", restano quello che sono sempre state, cagate, appunto.
C'è una parte di noi che
invecchiando si sviluppa acquisendo nuove e magnifiche esperienze, che so,
crescere i figli ad esempio.
Ma una grossa parte di noi
si perde, o al massimo resta lì, nella nostra storia personale e collettiva,
nel passato.
Non si tratta di rifarsi
all'età d'oro, alla dorata giovinezza, ma di riconoscere le fasi della vita.
Quando il pensiero,
raramente, si fa largo in mezzo ai casi della vita quotidiana per prendersi un
respiro, a cosa pensate?
A un concerto rock di 30
anni fa o a quando prenderete il sole in carrozzella con la badante tra meno di
30 anni nel futuro?
Nostalgico un par de
ciufoli, casomai realistico.
per quel che mi riguarda individuo come nostalgico quell'atteggiamento mentale che esclude il presente e il futuro ma tiene aperta la finestra solo su ciò che è stato, nella segreta e fallimentare speranza che quel passato possa tornare.
RispondiEliminapensare che twitter e il tablet siano in sé la nuova libertà è una cagata ma non considerare la loro esistenza e il loro impatto su interi segmenti della società perché "non fanno parte del mio tempo" è nostalgico.
Il tempo è passato, presente e futuro. E io, che mi formo nel tempo, sono io in virtù di ciò che sono stato, ciò che sono ora e ciò che mi preparo a essere domani.